Di cosa parliamo

Per acufene si intende la percezione di un  suono in assenza di stimolazione sonora. Quindi chi ne soffre sente un rumore come sibilo, ronzio, fischio, cascata etc. Dati relativamente recenti indicano che ne soffre il 10-15 % della popolazione adulta  (Hoffman & Reed 2004). Le cause degli acufeni possono essere svariate (vascolari, metaboliche, ormonali, immunologiche, ototossiche, etc) ma il più delle volte sono presuntive e non di certezza. Spesso l’acufene si associa a perdita uditiva, fastidio ai suoni intensi (iperacusia), distorsione del suono. Ancora tutt’oggi viene detto ai pazienti di conviverci in quanto la cultura scientifica in Italia per gli acufeni non ha raggiunto la maturità dovuta come in altri paesi (vedi Stati Uniti). Fortunatamente esistono trattamenti per gli acufeni che da più di 20 anni vengono effettuati in altri paesi con risultati positivi. Inoltre, recentemente, studi scientifici internazionali, hanno mostrato che un percorso terapeutico personalizzato al paziente che soffre di acufeni, migliora la percezione del sintomo stesso nonché la qualità di vita. (Tang D. et al 2019)

Il nostro trattamento

Presso la nostra sede viene effettuata una diagnosi accurata raccogliendo la storia clinica del paziente, le patologie preesistenti, le caratteristiche dell’acufene, viene effettuato un esame obiettivo ed una valutazione audiologica. Successivamente viene personalizzato il protocollo di trattamento che prevede a seconda dei casi una terapia medica, la correzione dello stile di vita, protesico-riabilitativa, arricchimento sonoro, neuromodulazione acustica, tailor-made notched music training, laser terapia a bassa potenza (LLLT), stimolazione elettrica auricolare del nervo vago (tVNS). Tali tecniche possono, in base al caso specifico, essere associate tra loro.

TRT

Effettuata per la prima volta negli Stati Uniti ad Atlanta da Jastreboff chiamata TRT (Tinnitus Retraining Therapy). Essa associa una terapia riabilitativa (“counselling”) ad un trattamento di arricchimento sonoro (“sound therapy”) e tutti i pazienti che soffrono di acufeni possono essere sottoposti alla TRT indipendentemente dalla eziologia. La terapia si è dimostrata efficace nell’70-80% circa dei pazienti nel ridurre l’intensità dell’acufene (loudness) (Jastreboff PJ 2015).

Neuromodulazione acustica

La neuromodulazione acustica si basa sulla somministrazione giornaliera di rumori creati ad hoc per il paziente che ha acufeni allo scopo di riprogrammare il cervello al fine di ridurre la sensazione sonora del proprio acufene (Eggermont JJ and Tass PA 2015). Gli autori spiegano come la sincronia neurale è generata dall’attivazione quasi simultanea di singoli neuroni, dalla sincronizzazione dei cambiamenti del potenziale di membrana nei gruppi neurali locali come riflessi nei potenziali di campo locale, con conseguente presenza di onde cerebrali oscillatorie nell’EEG. L’acufene, spesso associato a perdita di udito, è provocato da una riorganizzazione della mappa tonotopica nella corteccia uditiva e da un aumento della frequenza di innesco spontaneo e della sincronia neurale. Gli aumenti dell’attività della banda delta sono generati da reti neuronali sfavorevoli / private derivanti dalla perdita dell’udito. La stimolazione con reset coordinato (CR) è stata sviluppata per contrastare in modo specifico tale sincronia neuronale anormale mediante desincronizzazione. L’obiettivo della neuromodulazione acustica è la desincronizzazione delle oscillazioni anomale della banda delta correlate all’acufene. La potenziale efficacia della modulazione  acustica è stata dimostrata in uno studio clinico in cui gli effetti raggiunti in 12 settimane di trattamento erogate 4-6 h / giorno sono persistiti attraverso una pausa di terapia di 4 settimane pre-pianificata e hanno mostrato effetti a lungo termine prolungati dopo 10 mesi di terapia, portando al 75% di responder. Il più delle volte l’acufene insorge a causa di un deficit uditivo, talvolta di lieve entità. Tale deficit viene valutato mediante uno studio audiologico che può richiedere a seconda dei casi un esame audiometrico, impedenzometria, otoemissioni acustiche, potenziali evocati uditivi. Come risposta al deficit periferico nel sistema nervoso centrale avvengono modificazioni neurofisiologiche a vari livelli fino alla corteccia uditiva. In pratica, si creano  nuovi contatti tra cellule nervose vicino chiamate sinapsi scambiandosi informazioni e sensibilizzandosi aumentando il guadagno della risposta nervosa. Tutto questa plasticità cerebrale  può essere rimodulata  grazie alla neuromodulazione acustica. In pratica, viene trovato il “pitch” dell’acufene, ossia la frequenza percepita dal paziente. Tutto questo grazie ad una strumentazione audiologica adeguata. Successivamente, viene creata una sequenza di rumori specifici, e viene consegnata al paziente come file mp3 da poter essere inserito in un lettore mp3. Il trattamento prevede l’ascolto del file audio creato per un numero di ore pari a circa 4 ore giornaliere per sessioni di almeno 1 ora utilizzando specifiche cuffie non ostruenti il condotto uditivo.

Terapia laser a basso dosaggio (LLLT)

La terapia laser a basso dosaggio, nota anche come terapia laser “fredda”, si riferisce ad una procedura che utilizza  laser non termici a raggio rosso o vicino all’infrarosso con una lunghezza d’onda tra 600 e 1000 nanometri e da cinque a 500 milliwatt all contrario dei laser utilizzati per la chirurgia che in genere utilizzano 300 watt. Quando applicati, i raggi laser penetrano nei tessuti senza un effetto di riscaldamento (bruciore). Si ritiene che a causa del basso assorbimento della pelle e senza effetti collaterali, la luce laser possa penetrare in profondità nei tessuti e raggiungere il sito di danni o lesioni.
I laser a bassa energia sono stati promossi come un modo efficace per produrre analgesia e accelerare la guarigione di una varietà di condizioni cliniche tra cui gli acufeni soprattuto quando causati da perdita uditiva (danno cocleare). In letteratura scientifica, i dati sull’efficacia del trattamento laser per i pazienti affetti da acufene, sono contrastanti, mettendo però d’accordo gli autori, sul fatto che è privo di effetti collaterali.

Stimolazione elettrica auricolare del nervo vago (tVNS)

La tVNS è una forma di stimolazione mediante la quale l’elettricità viene applicata al nervo vago per modulare il sistema nervoso centrale utilizzando un area specifica del padiglione auricolare. Il nervo vago è il decimo nervo cranico, che corre dal tronco cerebrale, attraverso il collo, fino all’addome. La stimolazione diretta del nervo vago prevede l’impianto chirurgico di un neurostimolatore nel torace e pertanto risulta molto invasivo mentre procedura auricolare viene stimolato il suo ramo auricolare sensoriale. I meccanismi alla base dell’attività della VNS nel sistema nervoso centrale non sono ancora chiari, ma due ipotesi includono: (1) modulazione noradrenalina dalla proiezione dei nuclei del tratto solitario al locus coeruleus; e (2) livelli elevati di GABA e densità dei recettori osservati in pazienti sottoposti a VNS. Già in passato tale tecnica è stata eseguita nei pazienti affetti da epilessia e depressione, così come nella sclerosi multipla, nel dolore e nella malattia di Alzheimer. Più recentemente, la tVNS è stata utilizzata nei pazienti con acufeni.

Terapia intratimpanica

In casi selezionati, prevalentemente negli acufeni insorti da poco tempo e sopratutto quelli insorti a seguito di ipoacusia improvvisa, è possibile effettuare un ciclo di iniezioni intratimpaniche di cortisone. Evidenze scientifiche recenti (2018)mostrano che iniezioni intratimpaniche, con una soluzione di lidocaina al 2% miscelata con desametasone 8 mg/2 ml, migliorano la percezione dell’acufene e dell’handicap ad esso associato di circa il 74%.
La procedura viene effettuata in anestesia locale da contatto e successivamente viene iniettata la soluzione  attraverso la membrana timpanica. Il trattamento è indolore e viene ripetuto dopo una settimana (in media 3-4 iniezioni).

Pubblicazioni scientifiche consultabili

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