TAILOR-MADE NOTCHED MUSIC TRAINING (TMNMT)

La TMNMT è una strategia di trattamento per l’acufene mediante stimolazione uditiva personalizzata con azione su aree corticali uditive che codificano la frequenza dell’acufene. Lo scopo del trattamento è quello di invertire i processi di plasticità maladattivi associati alla percezione dell’acufene, riducendo l’eccitabilità dei neuroni uditivi che codificano la frequenza dell’acufene, con conseguente riduzione soggettiva del volume dell’acufene.
L’acufene generalmente inizia dopo una perdita uditiva seppur talvolta lieve ed è proprio la deprivazione dell’input neurale uditivo, ad alterare l’equilibrio eccitazione-inibizione nella via uditiva centrale, molto probabilmente dall’indebolimento delle reti inibitorie. Di conseguenza, i cambiamenti cerebrali maladattivi riportano ad una iperattività ed un aumento della sincronia neuronale. 
Per curare efficacemente l’acufene, i neuroni che sono alla base di questa percezione fantasma uditiva devono essere identificati e presi di mira.

LE BASI NEUROFISIOLOGICHE DEL TRATTAMENTO

Il principio su cui si basa la TMNMT è che la musica è capace di promuovere la plasticità della corteccia uditiva grazie alle integrazioni multisensoriali ed in particolar modo ascoltare un file musicale dal quale si elimina una banda frequenziale (notching-out) comporta l’assenza di stimolo afferente ai neuroni corticali sintonizzati sulle frequenze rimosse.
E’ stato quindi dimostrato che il notching-out di una banda di input uditivo specifico per la frequenza ha ridotto la rappresentazione corticale di questa stessa frequenza in un breve periodo di tempo.

Uno degli aspetti importanti della TMNMT è l’inibizione laterale. La via uditiva afferente è costituita oltre che da connessioni eccitatorie, anche da connessioni inibitorie quindi se un neurone è eccitato esso non solo stimolo positivamente un livello superiore, ma inibisce, attraverso reti neurali collaterali i neuroni adiacenti aventi.

La TMNMT consiste quindi nell’ascoltare musica piacevole modificata in base alla frequenza dell’acufene del paziente ossia rimuovendo la banda frequenziale  centrata intorno alla frequenza dell’acufene. L’ascolto della musica così modificata, determina una diminuzione dell’attività corticale uditiva iper-sincrona associata all’acufene grazie all’inibizione laterale. 

Il training riabilitativo porta ad una diminuzione della percezione dell’acufene che sarà quindi meglio accettato dal paziente. E’ importante che la musica ascoltata sia piacevole al fine di attivare i meccanismi cerebrali attentivi e della ricompensa per facilitare  la plasticità a lungo termine.

Il training musicale dovrebbe essere effettuato circa 2 ore al giorno per almeno 3 mesi
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Femminilizzazione della voce

Introduzione

La chirurgia ha permesso ai pazienti transessuali di raggiungere molti dei loro obiettivi e di “trasformarsi” in uomini o donne. Sicuramente gli interventi eseguiti per primi, sono quelli per cambiare l’estetica del corpo come la femminilizzazione del viso. Non meno importante è la femminilizzazione della voce che tante volte rimane l’ultimo passo per una trasformazione completa e definitiva. Avere una voce differente da quella desiderata rappresenta spesso un notevole ostacolo per poter svolgere totalmente un ruolo sociale, professionale e personale. Ecco perché molte persone si rivolgono ad otorinolaringoiatri, logopedisti, doppiatori e altri professionisti della voce per tentare di apprendere tecniche che riescano, per quanto possibile, a femminilizzarli.

femminilizzazione della voce

Trattamento chirurgico

Un notevole aiuto per cambiare la voce proviene anche dalla chirurgia laringea, che nel corso del tempo ha visto mutare le tecniche diventate sempre meno invasive. Tutte le tecniche hanno 3 principi fondamentali: 1) aumentare la tensione delle corde vocali, 2) modificare la struttura della corda vocale e 3) ridurre la massa della corda vocale stessa. Queste 3 basi si ottengono mediante: tecniche di approssimazione cricotiroidea, avanzamento della commessura anteriore, vaporizzazione laser delle superfici cordali, accorciamento cordale mediante sinechie anteriori.

Intervento per cambiare voce

Glottoplastica di Wendler

Il metodo attualmente più utilizzato nella chirurgia laringea, al fine di rendere la voce più femminile, è la glottoplastica descritta da Wendler e le relative modifiche. Tale tecnica consiste nell’accorciamento delle corde vocali posteriorizzando la commessura anteriore attraverso la formazione di una sinechia anteriore. In tal modo, la corda vocale risulta accorciata e la vibrazione emessa ha un’aumento della frequenza tonale.

Quali sono i risultati della glottoplastica nella femminilizzazione della voce?

I risultati di un intervento chirurgico di glottoplastica sono:

  1. Un aumento della frequenza fondamentale (Fo) di circa 9 semitoni, con riduzione delle frequenze più basse e delle armoniche.
  2. La variante Fo viene normalmente mantenuta con una latenza di almeno 4 anni dopo l’intervento.         Tuttavia, nel 20% dei pazienti l’aumento di Fo può diminuire gradualmente nel tempo con variabilità legata all’età del soggetto ed abitudini voluttuarie, come il fumo.
  3. I pazienti più giovani sembrano essere più suscettibili all’aumento di Fo nel post-operatorio.
  4. Il livello di soddisfazione autodichiarata, generalmente basato sul Voice Handicap Index (VHI) è elevato.
  5. Le complicanze quando si utilizza la tecnica di Wendler sono irrilevanti dopo diversi mesi di follow-up, anche se possono comparire granulomi nell’area di sutura o un’eccessiva femminilizzazione può verificarsi a causa dell’aumento delle dimensioni della sinechia anteriore.
voce modificata transessuale

Esami pre-operatori utili

Oltre ad una videolaringoscopia sono utili i seguenti esami:

– Laringostroboscopia

– Frequenza fondamentale (Fo/Hz)

– Tempo massimo di fonazione per la vocale /a/ dopo una profonda inspirazione ad un volume ed ad una frequenza confortevoli

– Valutazione soggettiva della voce con il Transgender Self- Evaluation Questionnaire 22 (TSEQ). Si tratta di un nuovo questionario di autovalutazione per transessuali che misura l’impatto funzionale, fisico e psicologico che la voce produce su se stessi. Si compone di 30 domande, ciascuna valutata da 0 a 4 in base alla gravità dei sintomi riferiti. Il punteggio massimo è di 120 punti.

questionario autovalutazione transgender

La chirurgia step by step

L’intervento chirurgico viene eseguito in anestesia generale. L’endolaringe viene esposta mediante laringoscopia a sospensione diretta, rendendo completamente visibile la commessura anteriore. Il bordo libero del terzo anteriore di entrambe le corde vocali viene disepitelizzato con strumenti a freddo (pinze e forbici) evitando di ledere il legamento vocale. Le 2 corde vocali vengo poi avvicinate tramite sutura o tramite riempitivo entrambi riassorbibili per formare una nuova “V” nella commessura anteriore. 

glottoplastica di Wendler step by step

Post operatorio e logopedia

Dopo l’intervento, un riposo vocale assoluto di 15 giorni è essenziale per evitare la deiscenza della sutura. Il trattamento postoperatorio consiste in una copertura antibiotica (es. Amoxicillina) e corticosteroidi per via inalatoria due volte al giorno per una settimana, codeina come antitussigeno se necessario ed inibitori della pompa protonica per 6 settimane. Si consiglia al paziente di non eseguire alcun esercizio fisico per 3 settimane. Due settimane dopo l’intervento chirurgico, i pazienti iniziano una riabilitazione logopedica post-chirurgica (con un programma di 2 sessioni a settimana) per un periodo variabile di 8-12 settimane. Il trattamento logopedico viene personalizzato e prevede tecniche di rilassamento, di respirazione e di modulazione vocale.

logopedia per transgender

Conclusioni

Solo grazie ad una corretta valutazione pre-operatoria, ad un intervento chirurgico ben eseguito ed una terapia logopedica post-operatoria adeguata è possibile avere un buon risultato finale per la femminilizzazione della voce tanto sperata.

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Patologie benigne delle corde vocali

INTRODUZIONE

Patologie benigne delle corde vocali quali noduli, polipi, emorragie della mucosa, cisti intracordali, solchi glottici e ponti della mucosa sembrano essere causati principalmente da alterazioni della vibrazione mucosale dovute ad una quantità eccessiva o ad un abuso della voce. L’esperienza di tanti pazienti rivela che una personalità loquace si correla meglio con la maggior parte di questi disturbi. Il fumo di sigaretta è un cofattore per i polipi del fumatore (edema di Reinke). Anche infezioni, allergie e reflusso acido possono potenziare il danno vibratorio. Le patologie benigne delle corde vocali sono molto comuni. Più del 50% dei pazienti che si rivolge a un medico a causa di un cambiamento della voce ha una patologia benigna cordale.

corde vocali

ANATOMIA E FISIOLOGIA

In una sezione coronale, in senso medio-laterale, la corda vocale è costiruita da mucosa a sua volta formata da epitelio squamoso e strato superficiale della lamina propria (spazio di Reinke), legamento vocale (fibre di elastina e collagene) e muscolo tireoaritenoideo. Il pericondrio e la cartilagine tiroidea costituiscono il confine laterale delle corde vocali. Le corde vocali si muovono nel loro insieme tra le posizioni abdotte ed addotte rispettivamente per la respirazione e la fonazione. La mucosa, parte più esterna delle corde vocali, è l’oscillatore principale durante la fonazione (adduzione continua delle corde vocali durante il flusso espiratorio dell’aria polmonare). Quindi è corretto parlare di vibrazione della mucosa delle corde vocali piuttosto che di vibrazione delle corde vocali. Come descritto da Hirano il muscolo vocale (muscolo tiroaritenoideo) rappresenta il corpo della corda vocale, la mucosa la sua copertura e il legamento vocale la zona di transizione. A causa della diversa rigidità fisiologica caratteristiche di questi strati, ne risulta un disaccoppiamento l’uno dall’altro durante la fonazione. Tutto ciò consente alla mucosa di oscillare con una certa libertà dal legamento e dal muscolo. Un’altra importante microanatomia include ghiandole nelle aree sovraglottica, sacculare e infraglottica, che producono secrezioni che bagnano le corde vocali durante la vibrazione.

sezione coronale di una corda vocale

VALUTAZIONE DEL PAZIENTE

Storia Clinica

Oltre ai soliti elementi dell’anamnesi generale, l’anamnesi vocale dovrebbe concentrarsi in particolare sui le seguenti condizioni:

  1. Insorgenza e durata dei sintomi vocali
  2. Convinzioni del paziente sulle cause o sulle influenze esacerbanti
  3. Profilo di loquacità
  4. Impegni o attività vocali
  5. Fattori di rischio e abitudini voluttuarie (fumo alcool, reflusso)
  6. Percezione del paziente sulla gravità del disturbo
  7. Aspirazioni vocali e conseguenti motivazioni per la  riabilitazione
anamnesi

Esame della Laringe

La laringe può essere esaminata in diversi modi. Lo specchio laringeo dovrebbe fornire una visione tridimensionale ed una buona risoluzione del colore; tuttavia, in pratica in molti casi offre una scarsa visualizzazione. In altri casi la visualizzazione è buona ma solo durante la fonazione, perché la vista è ostruita dall’epiglottide durante la respirazione. Inoltre, questa tecnica non consente di registrare le immagini per poi rivederle. Gli endoscopi laringei rigidi ed anche flessibili spesso consentono una visione più chiara, in particolare durante la respirazione. Se usati ad occhio nudo, però, presentano degli svantaggi simili a quelli dello specchio. Il nasolaringoscopio a fibre ottiche o un più recente videoendoscopio “chip-tip” è particolarmente importante in un paziente difficile da esaminare a causa di un’anatomia insolita o di un riflesso del vomito eccezionale. Anche con queste tecnologie, tuttavia, è possibile trascurare alterazioni della mucosa da lievi a piccole, a meno che la laringe non venga anestetizzata localmente per consentire un avvicinamento della punta del fibroscopio alle corde vocali. Con l’anestesia topica, le corde vocali, la sottoglottide e la trachea possono essere esaminate facilmente Illuminazione stroboscopica aggiunta a uno qualsiasi di questi strumenti d’esame consentendo di valutare la dinamica vibratoria della mucosa. L’aggiunta di una videocamera e di un dispositivo di registrazione, comporta ulteriori vantaggi come ad esempio, mostrare un video dell’esame ad un paziente per aiutarlo a capire la patologia e a motivarlo nel trattamento medico-riabilitativo.

Rinofibrolaringoscopia
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Abilitazione Scientifica Nazionale

BANDO D.D. 2175/2018 – SETTORE CONCORSUALE 06/F3 OTORINOLARINGOIATRIA E AUDIOLOGIA – CANDIDATO: SCARPA Alfonso – FASCIA: II

VALUTAZIONE TITOLI:

Il candidato risulta in possesso di almeno 3 titoli tra quelli individuati e definiti dalla Commissione nella prima riunione ai sensi dall’art. 8, comma 1, del D.P.R. 95/2016. Sulla base di quanto inserito dal candidato in domanda, la Commissione dopo approfondito esame, ritiene che risulta accertato il possesso dei titoli C, F, H, L; non risultano compilati i titoli D, G, I; e non risulta accertato il possesso del titolo E. La Commissione ritiene che quanto indicato dal candidato non soddisfi il raggiungimento del titolo E in quanto la rivista scientifica indicata non è ritenuta dalla commissione sufficiente per il raggiungimento del titolo.

GIUDIZIO:

Contributo individuale del candidato alle attività di ricerca e sviluppo svolte

Il Dott. Alfonso Scarpa è Dirigente medico di I livello presso la I° Clinica Otorinolaringoiatrica dell’AOU “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. Il contributo del candidato alle attività di ricerca e sviluppo svolte è ben evidenziabile dal posizionamento del nome nelle pubblicazioni presentate ai fini dell’art 7, risultando primo o ultimo nome in 8/12 pubblicazioni. Le ricerche sono in coerenti con le tematiche del settore concorsuale e si focalizzano su diversi temi, tra cui lo studio dei disordini del sistema vestibolare e in particolare la malattia di Menière, l’ipoacusia improvvisa, la deiscenza del canale semicircolare, alcuni marker biologici nei carcinomi laringei, il reflusso laringofaringeo, la risonanza funzionale nelle ipoacusie, la validazione di questionari per gli acufeni, i tumori parotidei.

Impatto della produzione scientifica

Il candidato è valutato positivamente con riferimento al titolo 1 dell’Allegato A al D.M. 120/2016, atteso che gli indicatori relativi all’impatto della produzione scientifica raggiungono 3 valori soglia sui 3 previsti dal D.M. 589/2018

Pubblicazioni scientifiche

Il candidato ha presentato complessivamente N. 37 pubblicazioni scientifiche e 12 ai sensi dell’art. 7 DM 120/2016. La Commissione, valutate le pubblicazioni secondo i criteri di cui all’art. 4, del D.M. 120/2016, esprime il seguente giudizio: le pubblicazioni sono coerenti con le tematiche del settore concorsuale e con quelle interdisciplinari ad esso pertinenti, e dimostrano un buon carattere di innovatività e di originalità. La produzione scientifica del candidato è caratterizzata da una buona collocazione editoriale su riviste di rilievo internazionale, e risulta continua sotto il profilo temporale. Complessivamente le pubblicazioni presentate dimostrano un buon grado di originalità, contribuiscono al progresso dei temi di ricerca affrontati e possono essere ritenute di buona qualità in relazione al settore concorsuale. 

Alla luce delle valutazioni di cui sopra e dopo approfondito esame del profilo scientifico del candidato la commissione all’unanimità ritiene che lo stesso presenti complessivamente titoli e pubblicazioni tali da dimostrare una posizione riconosciuta nel panorama della ricerca come emerge dai buoni risultati della ricerca in termini di qualità e originalità per il settore concorsuale rispetto alle tematiche scientifiche affrontate. Conseguentemente si ritiene che il candidato possieda la maturità scientifica richiesta per le funzioni di professore di II fascia.

VALIDO DAL 10/11/2020 AL 10/11/2029 (art. 16, comma 1, Legge 240/10)

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Premiazione Vestibologia 2018

Vincitore miglior premio di Vestibologia 2018

Durante il 105° del Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale Il dott. Scarpa è stato premiato per aver presentato il miglior lavoro scientifico originale di Vestibologia (premio Arslan).

“Onorato di questo prestigioso premio riguardante la Vestibologia, disciplina verso la quale ho dedicato e dedico tempo per la Ricerca e Formazione” così il dottor Scarpa ha ringraziato tutta la Commissione.

Puoi guardare il video qui sotto

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Sistema K.O.S.

K.O.S. è l’acronimo di Kinetic Oscillation Stimulation ossia un sistema che stimola attraverso oscillazioni cinetiche un tessuto. A tal proposito questo sistema innovativo è stato recentemente studiato ed approvato per la cura delle riniti non allergiche che spesso accompagnano l’ipertrofia dei turbinati nasali.

La rinite non allergica (NAR) è un’infiammazione della mucosa nasale con dilatazione dei vasi sanguigni e conseguente congestione dei tessuti. Talvolta può invece trattarsi di una percezione di blocco nasale dovuta al fatto che il sistema nervoso non rileva un flusso d’aria adeguato.

Indicazioni

Il sistema Chordate System s100 è un dispositivo medico di classe IIa indicato per trattare pazienti adulti (a partire da 18 anni) con diagnosi di NAR; consiste nella trasmissione di oscillazioni cinetiche alla mucosa nasale del paziente.

K.O.S. un trattamento non chirurgico

La stimolazione data dall’oscillazione cinetica (K.O.S.) è una soluzione non chirurgica per il trattamento della rinite non allergica. Il metodo K.O.S.stimola sia la mucosa nasale che il sistema nervoso autonomo.

E’ considerato un trattamento delicato e privo di effetti collaterali a lungo termine: viene quindi preferito a meto- diche più invasive, come l’ablazione a radiofrequenza o la concotomia. Inoltre non è necessaria alcuna medi- cazione, pertanto rappresenta una soluzione patient friendly che garantisce una migliore qualità della vita.

I pazienti che rispondono al trattamento di norma percepiscono sollievo entro un breve periodo, al massimo pochi giorni, e migliorano con una seconda sessione da eseguire, se necessario, dopo 4 settimane. E’ stato dimostrato come il metodo K.O.S. sia efficace per diversi mesi2,3. La terapia può essere ripetuta tutte le volte che il medico lo ritenga necessario.

Il sistema

Il sistema consiste in un Controller, un catetere monouso ed un caschetto. Il catetere è collegato al Controller e si raccomanda l’uso di un caschetto permigliorare il comfort del paziente nel mantenere il catetere in situ. Il Controller presenta un’interfaccia touch screen che dà istruzioni step-by-step sulla procedura.

Procedura di trattamento

Il catetere con palloncino viene inserito nella cavità nasale attraverso la narice. Per agevolare l’inserimento, il palloncino deve essere sgonfiato esercitando una pressione delicata e lubrificato con unguento medicale. Dopo l’introduzione nella narice, il balloon deve essere gonfiato con aria; a questo punto inizia una stimolazione data dall’oscillazione cinetica della durata di dieci minuti.

Una volta concluso il trattamento nella prima narice, il Controller fornisce istruzioni sul trattamento nella seconda narice. Sul touch screen vengono mostrate automaticamente le istruzioni step-by-step insieme allo stato della procedura. Il Controller crea oscillazioni cinetiche mediate dall’aria, con pressione e frequenza regolate per una durata temporale presettata. Il catetere, inserito nella cavità nasale del paziente, trasmette le oscillazioni cinetiche alla mucosa della cavità nasale.

Risultati clinici

I dati emersi da due studi clinici sulla rinite non allergica mostrano che i pazienti rispondono rapidamente al trattamento e che due sessioni offrono un maggiore sollievo dai sintomi rispetto ad una sola sessione. E’ dimostrato anche che gli effetti del tratta- mento durano almeno 6 mesi.

KOS

Follow-up paziente

Gli effetti positivi del trattamento K.O.S. possono durare per diversi mesi. Molti pazienti riferiscono una efficacia nel trattamento che dura dai 10 ai 12 mesi.

Il protocollo strutturato di follow-up clinico prevede due sessioni di trattamento seguite da un periodo di follow-up di 3 mesi. Il protocollo include i parametri di efficacia, eventi avver- si, impressione globale e SNOT-22 (autovalutazione del paziente).

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GRUPPO GIOVANI OTORINOLARINGOIATRI SIOeChCF (GOS)

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CHE COS’È IL GOS

Il gruppo Giovani Otorinolaringoiatri SIOeChCF (GOS) nasce con l’intento di aggregare tutti i giovani soci under 40 della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale (SIOeChF) (Fig.1) e promuovere la formazione, il network , la ricerca scientifica e  il senso di appartenenza e di identità  al fine di concretizzare le idee, le proposte e le esigenze dei giovani otorinolaringoiatri.

Fig. 1- SIOeChF

Fig. 1- SIOeChF

Il progetto parte dalla considerazione che un terzo dei soci SIO (più di 400) rispondono a questi criteri e per motivi legati sia alla giovane età sia ad una ancora lontana strutturazione, mancano di una identità di appartenenza alla società scientifica che li rappresenta attualmente non godono di una rappresentanza diretta all’interno della SIO. Tale gruppo garantirebbe compattezza e maggiore visibilità dei soci under 45 in seno alla SIO, rimanendo comunque soci dei due gruppi fondanti 0ssia l’Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri Italiani (AOOI) e l’ Associazione Universitaria Otorinolaringologi (AUORL), favorendo l’integrazione e fornendo opportunità di impegnarsi in ruoli di leadership  e di governance  secondo le esigenze specifiche dei giovani otorinolaringoiatri.

ORGANIZZAZIONE

Il GOS è dotato di rappresentanti regionali impegnati nel riunire i giovani otorinolaringoiatri con l’obiettivo di coinvolgerli attivamente nelle iniziative del GOS e della SIOeChCF  e in stretto contatto con le sezioni regionali della SIOeChCF, il tutto sotto il controllo del Coordinatore Nazionale e vice Coordinatore Nazionale. Sono, inoltre, previste figure di coordinamento per i diversi campi di interesse (Fig. 2)

Fig. 2 - Organigramma GOS

Fig. 2 – Organigramma GOS

1) RICERCA E FORMAZIONE

2) CONGRESSO NAZIONALE

3) COMUNICAZIONE E RAPPORTI INTERSOCIETARI

4) ASSISTENZA ASSICURATIVA / MEDICO-LEGALE E MANAGEMENT SANITARIO

 

LE PROPOSTE E GLI OBIETTIVI DEL GOS

  • Iscrizione di diritto, gratuita, alla SIOECHCF per il primo anno dei neo-iscritti alle Scuole italiane di Specializzazione in Otorinolaringoiatria
  • Incoraggiare la partecipazione dei giovani specialisti ai congressi nazionali e regionali di Otorinolaringoiatria
  • Suggerire argomenti per i futuri congressi nazionali e possibilità di organizzare sessioni speciali e mini-corsi durante gli stessi a cura esclusiva dei giovani GOS;
  • Suggerire per il programma scientifico del congresso nazionale attività e corsi di interesse al tempo stesso clinico-pratico per i nuovi specialisti;
  • Istituire piccoli gruppi di lavoro tra i rappresentanti regionali e nelle singole sezioni di ogni regione, deputati alla proposta e allo sviluppo di progetti di ricerca;
  • Favorire la frequentazione di altri reparti e centri d’eccellenza italiani promuovendo gli scambi professionali e scientifici;
  • Formulare un dossier, basato sulle esperienze dei singoli specialisti raccolte attraverso delle survey, da sottoporre all’attenzione di tutti i soggetti direttamente interessati;
  • Riservare quote agevolate nei corsi teorico-pratici e nei congressi regionali e nazionali
  • Promuovere lo scambio clinico e scientifico con i gruppi di giovani delle altre società scientifiche italiane  di scienze affini
  • Favorire lo scambio con i giovani otorinolaringoiatri Europei attraverso l’ausilio della EUFOS.
  • Favorire il training chirurgico attraverso l’implementazione della dissezione su cadavere o su modelli anatomici .
  • Supportare l’interesse delle Società Scientifiche Chirurgiche e del Collegio Italiano dei Chirurghi alla approvazione del disegno di legge sulla Donazione del Cadavere.

Video intervista di Audiology Infos ad Alfonso Scarpa e Pasquale Capasso del GOS[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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anatomia naso

Anatomia del naso

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VOLTA OSSEA

Nello scheletro della piramide nasale si riconoscono una porzione ossea ed una cartilaginea (volta ossea e volta cartilaginea).

SCHELETRO OSSEO Costituito dalle ossa nasali e dal processo frontale del mascellare da ciascun lato.

Cartilagini nasaliOSSA NASALI

Ognuna delle ossa nasali ha forma grossolanamente quadrangolare, essa entra in rapporto:
In alto con il processo nasale del frontale e con la spina frontale ( sutura naso- frontale)

In basso con le cartilagini triangolari (su cui si sovrappone per circa 1 mm) Lateralmente con il bordo anteriore del processo naso-frontale della branca montante del mascellare superiore a cui sono connesse aftraverso la sutura naso- mascellare.(assai poco resistente)

Medialmente con l’osso nasale controlaterale (sutura internasale); quest’ultima, all’interno, dà luogo ad una cresta ossea connessa in alto con la spina nasale del frontale e inferiormente con la lamina perpendicolare dell’etmoide.

imagesPROCESSO FRONTALE (Branca montante) DEL MASCELLARE SUPERIORE

In alto si articola con l’osso frontale.
Lateralmente, superiormente, si articola con l’osso lacrimale, con cui forma il SOLCO lacrimale; inferiormente si articola con il corpo del mascellare. Medialmente si articola con l’osso nasale.
Inferiormente le ossa mascellari assieme al processo orizzontale delle ossa palatine formano il pavimento delle fossa nasali.

Le ossa nasali rappresentano quindi la VOLTA OSSEA della piramide nasale, mentre i due processi frontali ne costituiscono il supporto.

VOLTA CARTILAGINEA

Lo scheletro cartilagineo è costituito dalle cartilagini triangolari, e dalle due cartilagini alari.
Le cartilagini triangolari sono fuse con il Setto cartilagineo , dando luogo alla VOLTA CARTILAGINEA..

LE CARTILAGINI TRIANGOLARI sono unite:

Superiormente con la faccia ventrale della porzione distale delle ossa nasali e ventralmente sono un tutt’uno con la lamina quadrangolare del setto, creando cosi’ in tale zona il “centro di sostegno” del tetto nasale ( area K di Cottle).

Inferiormente le cartilagini triangolari sono in contatto con la faccia ventrale delle cartilagini alari, in corrispondenza del loro margine superiore (area della VALVOLA) Medialmente le due cartilagini sono unite insieme tranne che nella porzione inferiore dove si staccano a formare una sorta di V rovesciata, all’interno della quale si inserisce il triangolo debole del setto.

Lateralmente sono unite alla branca montante del mascellare, in corrispondenza dell’apertura piriforme per mezzo di tessuto connettivo fibroso.

LE CARTILAGINI ALARI rappresentano il sostegno cartilagineo della punta del naso e della columella.

Sono costituite da una crura laterale e da una crura mediale, il cui punto di unione costituisce la parte più alta della punta nasale.

Le crure laterali sono in rapporto:
Superiormente con il bordo inferiore delle cartilagini triangolari Inferiormente con il margine libero del bordo della narice.
Lateralmente vi e’ del tessuto elastico di sostegno
Medialmente si unisce con la crura controlaterale, verticalizzandosi verso il basso costituendo l’impalcatura della columella.
Le crure mediali tendono a divaricare.

Muscoli nasoMUSCOLI ELEVATORI

Il Procero (esercita trazione sulla punta del naso e dilata le narici). Il capo angolare del M. Quadrato del labbro sup.

La narte alare del M. Nasale.

MUSCOLI DEPRESSORI

Depressore del Setto (che allunga il naso e dilata le narici).

MUSCOLI COMPRESSORI
La parte trasversa del M.Nasale (è antagonista del Procero).

 

VASI

Vascolarizzazione nasoVASI DELLA PIRAMIDE NASALE

1. A. Trasversa del naso e A. dell’ala nasale, rami dell’ A. Angolare, ramo della A. Facciale

  1. A. Labiale superiore
  2. A. Infraorbitaria, ramo della A. Mascellare Interna.
  3. Vene tributarie della V. Facciale.

VASI DELLA PARETE LATERALE (INTERNA)

1. A. Etmoidale anteriore ( si estende fino alla parte alta della parete, la zona dell’attico).

2. A. Etmoidale posteriore che si anastomizza alla Sfenopalatina ed invia rami al turbinato sup. ed al 1/3 posteriore di quello medio.
3. A. Sfenopalatina ramo terminale della mascellare interna, con le due branche:

l’esterna (mucosa dei meati, turbinati, seni mascellari e frontali, cellule etmoidali) e l’interna che costituisce l’arteria principale del setto.
4. LA RETE VENOSA NASALE INTERNA si articola su tre piani:

  • Vene superficiali comprese nell’ambito della mucosa.
  • Rete venosa intraperiostea.
  • Rete venosa intraossea.
    Questi vasi drenano nelle vene Oftalmiche e Facciali.

Innervazione nasoice e Sensitiva.

La Motrice dipende dal N. Facciale che innerva i M. Pellicciai. La Sensitiva dipende dal Trigemino, ed in particolare:

• N. infratrocleare, ramo del nasociliare, originato dall’oftalrnico, che innerva la radice del naso.

  • N.nasale esterno che innerva la cute, il lobulo del naso e l’ala.
  • N.nasali interni e N sfenopalatini che innervano la mucosa del naso.
  • N infraorbitale che innerva i rimanenti tegumenti nasali.INNERVAZiONE VEGETATIVA

Costituita dalle vie efferenti ed afferenti del Simpatico e del Parasimpatico. Vie efferenti Simpatiche

L’origine è a livello D1-D2, il secondo neurone è a livello del ganglio cervicale superiore.

Le fibre post-gangliari formano i plessi carotidei esterno ed interno; seguendo infatti l’arborizzazione arteriosa il simpatico raggiunge le fosse nasali attraverso il plesso facciale, il plesso della mascellare interna(Carotide est.), e attraverso il plesso oftalmico(Carotide mt.).

Il plesso della Carotide mt. prende parte con un ramo alla costituzione del N. Vidiano e tramite questo raggiunge il ganglio sfenopalatino per innervare, con rami efferenti di quest’ultimo, le fosse nasali e le cavità paranasali.

Vie afferenti Simpatiche
Percorrono a ritroso il percorso delle fibre efferenti fino a livello Dl -D2.

Vie efferenti parasimpatiche

Prendono origine da cellule situate nel bulbo, decorrono nell’ambito del Facciale fino al ganglio Genicolato. Le fibre partecipano alla costituzione del N. Vidiano, col quale raggiungono il ganglio sfeno-palatino dove si trovano le sinapsi.

Vie afferenti parasimpatiche
Percorrono a ritroso il percorso delle fibre efferenti.

LOBULO

Il lobulo è la porzione di naso esterno costituito dalla punta, dalle ali, dalla columella, e dal setto membranoso. Ciascuna metà del lobulo circonda il corrispondente vestibolo.

STRUTTURE FIBROSE

Sono le fibre connettivali che uniscono le varie componenti osteocartilaginee fra di loro, garantendo ampia flessibilità al lobulo.Esse sono rappresentate da:

  1. Cul-de-sac, unisce il margine inferiore della cartilagine triangolare con quello superiore della alare.( Valvola)
  2. Setto membranoso, unisce la parte inferiore del setto cartilagineo con la columella
  3. Ala, struttura di sostegno che, con la cartilagine alare, mantiene aperta la narice.
  4. Triangolo debole, è dato dal legamento sospensore della punta che unisce le cartilagini alari al setto e alle c. triangolari.
  5. Triangolo molle, costituito da due strati cutanei separati da tessuto connettivo, situato tra la crura mediale e quella laterale.
  6. Triangolo fibroso, sostiene l’ala, dà mobilità al lobulo e, con la cartilagine alare, mantiene aperta la narice.

CUTE

La cute è sottile e spostabile al di sopra delle strutture ossee e delle cartilagini triangolari, è più spessa ed aderente a livello delle cartilagini alari.

FOSSE NASALI

SETTO: Lo scheletro del setto è costituito da:
Lamina perpendicolare dell’Etmoide: Origina dalla lamina cribrosa dell’Etmoide, entra in rapporto con la spina frontale. Nel 1/3 posteriore è in rapporto con il margine anteriore del vomere. Con i suoi 2/3 anteriori si articola con la cartilagine quadrangolari,anteriormente, con le ossa nasali. Posteriormente, con la cresta sfenoidale superiore.
Vomere:
Superiormente, si articola con il processo vaginale del processo pterigoideo dello sfenoide e con il processo sfenoidale dell’osso palatino.
Inferiormente, con la cresta nasale delle ossa mascellari e palatine riunite. Anteriormente, nei 2/3 superiori si unisce con la lamina perpendicolare dell’etmoide e nel 1/3 inferiore con la cartilagine settale
Posteriormente, è libero e separa le due coane

Lamina quadrangolare:
Supero-posteriormente, si unisce con la lamina perpendicolare dell’Etmoide In avanti, con la spina nasale anteriore
Antero-superiormente, forma l’area K di Coftle

In basso, si unisce al dome delle c. alari

PARETE LATERALE

La parete laterale di ciascuna fossa nasale dà attacco a tre lamine ossee dette cornetti o turbinati: t. superiore, t. medio, t. inferiore.
I turbinati medio e superiore sono delle espansioni laterali del corpo dell’etmoide, mentre il turbinato inferiore è un osso a sé stante.

Ciascun turbinato con la parete laterale delimita i rispettivi meati.
L’esame obiettivo in rinoscopia anteriore e posteriore consente di ispezionare tutta la cavità nasale, dalle narici alle coane.

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Tecniche di Fonochirurgia

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Introduzione

La fonochirurgia consiste in un insieme di procedure chirurgiche che hanno lo scopo di migliorare la voce.
Le tre principali tecniche fonochirurgiche che attualmente vengono impiegate sono: la micro-fonochirurgia (con strumentazione “fredda” o con laser CO2) la fonochirurgia della struttura laringea (laringoplastica per via esterna), la fonochirurgia fibroendoscopica. La micro-fonochirurgia viene eseguita sempre in anestesia generale, mentre le altre due procedure vengono di norma eseguite in anestesia locale.

Il ricorso alla fonochirurgia è generalmente riservato ai casi che non hanno tratto sufficiente miglioramento con la terapia medica e/o logopedica e il fonochirurgo deve conoscere tutte queste procedure al fine di offrire al paziente la soluzione chirurgica più adatta a trattare il problema di voce. In alcuni casi, infatti, potrebbe essere necessario ricorrere ad un intervento “combinato”, con l’associazione della fonochirurgia fibroendoscopica e della fonochirurgia della struttura laringea (in particolare nel trattamento degli esiti di cordectomia totale) (Ricci Maccarini et Al., 2005). Indispensabili per la buona riuscita dell’intervento di fonochirurgia sono il corretto inquadramento diagnostico clinico-strumentale e (con l’eccezione dei cantanti lirici) (Fussi, 2009), la terapia logopedica pre e post-operatoria.
Nei pazienti disfonici “comuni” l’obbiettivo principale della fonochirurgia è la riduzione della fatica fonatoria, mentre nei professionisti della voce artistica assume uguale importanza il miglioramento della qualità della voce; piccole lesioni delle corde vocali come noduli o edemi fusiformi possono compromettere significativamente le prestazioni vocali artistiche e richiedere il ricorso alla fonochirurgia, mentre in questi casi i non professionisti della voce sono maggiormente disponibili ad attendere i risultati della terapia medica, della terapia logopedica e del riposo vocale. D’altro canto, nei professionisti della voce artistica bisogna a volte astenersi dall’asportare completamente lesioni cordali congenite o acquisite benigne ( vergeture, edema di Reinke …) se queste ultime conferiscono alla voce caratteristiche timbriche peculiari dell’artista per cui la “normalizzazione” delle corde vocali sarebbe un grave danno (Fussi, 2003).
Descriveremo sinteticamente lo strumentario, le procedure, le indicazioni e i risultati che si possono ottenere con le tre tecniche fonochirurgiche nelle patologie laringee in cui maggiormente viene richiesto il ricorso alla fonochirurgia.

Micro-fonochirurgia

Questa tecnica fonochirurgica può essere eseguita con strumentazione cosiddetta “fredda” o con laser CO2. L’anestesia generale viene effettuata mediante intubazione oro-tracheale.
Per esporre il piano glottico viene utilizzato un laringoscopio operativo, che permette la visione diretta delle corde vocali mediante il microscopio operatorio. Il laringoscopio viene introdotto nella bocca del paziente, che è sdraiato in posizione supina con il capo lievemente iperesteso e viene fissato all’apparato per laringosospensione sec. Kleinsasser (1968); quest’ultimo è costituito da un’asta che viene appoggiata su un supporto regolabile ancorato al letto operatorio. Il microscopio operatorio viene collocato dietro la testa del paziente.

Il set di microstrumenti indispensabili è costituito da:

–  micropinze “coccodrillo” rivolte a destra e a sinistra;

–  micropinze “a cuore” o “triangolari” di Bouchayer rivolte a destra e a sinistra;

–  microforbici rivolte a destra, a sinistra, e verso l’alto di 45°;

–  microbisturi lanceolato di Bouchayer;

–  microscollatori di Bouchayer rivolti a destra e a sinistra;

–  microaspiratore, con valvola di sfiato prossimale;

–  aghi endoscopici per iniezione intracordale di fluidi o di grasso autologo.

Nella micro-fonochirurgia con laser CO2 vengono utilizzati laringoscopi che non differiscono per forma e dimensioni da quelli utilizzati nella micro-fonochirurgia “fredda” se non per il colore scuro e opaco, che impedisce la riflessione del raggio laser, e per la presenza di un canale aspirafumo. Infatti, durante la chirurgia laser la vaporizzazione dei tessuti provoca la liberazione di fumo, che essendo più pesante dell’aria, tende a rimanere nel lume del laringoscopio se non viene opportunamente aspirato, con conseguente dispersione del raggio laser e riduzione della visione del campo operatorio. Per le neoformazioni laringee voluminose , dove è necessaria un’ampia esposizione del campo operatorio, possono essere utilizzati specifici laringoscopi costituiti da due valve con apertura distale (a compasso) e prossimale (in parallelo). Pur tenendo presente che molti chirurghi utilizzano una strumentazione tradizionale, in commercio esistono microstrumenti opportunamente dedicati alla microchirurgia laser, con la stessa forma e dimensione di quelli utilizzati nella micro-chirurgia con strumentazione “fredda”, ma opportunamente bruniti, per impedire la riflessione del raggio ed eventualmente provvisti di un canale di aspirazione. Tutte queste precauzioni devono essere attentamente osservate per evitare i rischi di complicanze (drammatiche) quali l’incendio del tubo anestesiologico e l’ustione dell’albero respiratorio. Quando si utilizza il laser CO2 si può parlare di vera “fonochirurgia” solo se viene utilizzato il software “acublade” che permette un taglio preciso con minima carbonizzazione, comparabile con il taglio ottenibile con la strumentazione “fredda”.Vediamo quindi l’applicazione delle tecniche di micro-fonochirurgia nelle varie patologie organiche delle corde vocali.

LESIONI CONGENITE DELLE CORDE VOCALI

Il trattamento fonochirurgico delle lesioni cordali congenite viene proposto quando la terapia logopedica non riesce ad ottenere un soddisfacente miglioramento della qualità della voce e soprattutto una sufficiente riduzione della fatica fonatoria. In questi pazienti la fonochirurgia è in grado di ottenere nella maggior parte dei casi una marcata riduzione della fatica fonatoria, in particolare riducendo l’insufficienza glottica e migliorando l’ondulazione della mucosa cordale, ma in molti casi non è in grado di ottenere un apprezzabile miglioramento della qualità della voce. Ciò è causato dal fatto che i pazienti con lesioni cordali congenite sono abituati a parlare con quel tipo di voce fin dalla nascita, per cui anche dopo l’intervento chirurgico “imitano” il timbro e la tonalità della voce che hanno utilizzato per tanti anni. A tale riguardo la terapia logopedica assume un ruolo di fondamentale importanza, sia nella fase pre-operatoria, in cui si cerca di eliminare le tensioni muscolari ed in particolare l’ipercinesia sopraglottica pseudo-compensatoria, migliorando la competenza glottica, sia nella fase post-operatoria, in cui l’obiettivo è il ripristino di una buona ondulazione della mucosa cordale e l’ottenimento di una fase di chiusura glottica completa.Le tecniche fonochirurgiche che vengono impiegate nel trattamento delle lesioni cordali congenite prevedono, a seconda dei casi, l’utilizzo della micro-fonochirurgia in anestesia generale secondo Bouchayer (1993) o la fonochirurgia fibroendoscopica in anestesia locale.
Nel trattamento fonochirurgico della cisti epidermoide (fig.1), la tecnica prevede l’asportazione della lesione, situata solitamente nello strato superficiale della lamina propria (o spazio di Reinke), ma a volte anche nello strato intermedio e/o profondo, conservando l’epitelio cordale superficiale.

Fig. 1 Cisti epidermoide bilaterale delle corde vocali, con piccola apertura nell’epitelio di superficie

Fig. 1 Cisti epidermoide bilaterale delle corde vocali, con piccola apertura nell’epitelio di superficie

 

L’intervento viene eseguito in microlaringoscopia in anestesia generale e prevede le seguenti fasi, codificate da Bouchayer (1992) (fig.2):
– cordotomia laterale alla lesione (circa 2-3 mm.) mediante microbisturi lanceolato;
– scollamento della cisti dal legamento vocale e dall’epitelio superficiale mediante uno scollatore smusso, mentre una pinza coccodrillo afferra il bordo di incisione dell’epitelio; a differenza della cisti mucosa da ritenzione (acquisita), solitamente aderente all’epitelio cordale, la cisti epidermoide è aderente al legamento vocale e non di rado è indovata nel contesto del legamento;                                                                  – riaccostamento dei margini di incisione mediante colla di fibrina diluita.

 

Fig. 2: a) Palpazione strumentale; b) cordotomia; c) scollamento della cisti; d) sezione delle aderenze della cisti al legamento vocale; e) applicazione di colla di fibrina; f) riaccostamento dei margini di incisione.

Fig. 2: a) Palpazione strumentale; b) cordotomia; c) scollamento della cisti; d) sezione delle
aderenze della cisti al legamento vocale; e) applicazione di colla di fibrina; f) riaccostamento dei margini di incisione.

Nel caso la cisti presenti un’apertura (fig.1), quest’ultima viene recintata ed asportata in blocco con la cisti. Il sulcus (fig. 3a) viene considerato come l’evoluzione di una cisti epidermoide, apertasi nei primi mesi o nei primi anni di vita, per cui l’accrescimento della corda vocale porta all’allungamento dell’apertura ed allo svuotamento del contenuto della cisti. Se il sulcus è situato nello spazio di Reinke senza aderire al legamento vocale (sulcus superficiale) (fig.4) l’ondulazione della mucosa non è significativamente compromessa e la fonochirurgia non è generalmente indicata. Tale lesione è stata classificata da Ford (1999) come sulcus cordale di tipo I. Il trattamento chirurgico è di solito riservato al sulcus profondo (tipo II) (fig. 4b) in cui il fondo del “sacco” aderisce al legamento vocale.

Il sulcus viene trattato come una cisti epidermoide aperta. Si esegue una doppia cordotomia (fig. 3b) laterale e mediale all’apertura del sulcus e si procede con lo scollamento e l’asportazione del sacco intracordale in monoblocco con i margini della sua apertura sull’epitelio di rivestimento. Il ponte mucoso (fig. 5a) è un doppio sulcus, creato da una doppia apertura di una cisti epidermoide, che isola una striscia di epitelio cordale. Tale lesione provoca una notevole compromissione dell’ondulazione della mucosa, per cui è frequentemente indicato il ricorso alla fonochirurgia (Ricci Maccarini et Al, 1997).

Fig. 3: Sulcus della corda vocale (a) e sua exeresi (b)

Fig. 3: Sulcus della corda vocale (a) e sua exeresi (b)

Fig.4: Sulcus cordale superficiale (tipo I) (a) e profondo (tipo II) (b)

Fig.4: Sulcus cordale superficiale (tipo I) (a) e profondo (tipo II) (b)

 

 

 

 

 

La tecnica chirurgica (fig. 5b) è simile a quella impiegata nel sulcus, in quanto consiste nell’asportazione del sacco della cisti aperta in monoblocco con i margini dell’apertura nell’epitelio superficiale, che in questo caso è doppia. Se il ponte mucoso è “stretto”, esso viene sezionato nei punti di attacco anteriore e posteriore e viene poi asportato. In caso di ponte mucoso “largo”, esso non deve essere asportato interamente, poiché si lascerebbe un’ampia zona di legamento vocale scoperto, con possibile formazione di una cicatrice iatrogena. In questi casi bisogna cercare di sezionare il ponte in senso longitudinale, asportando la sua faccia profonda, costituita da parete della cisti aperta, conservando la sua faccia superficiale, costituita da epitelio cordale. Tale manovra è alquanto delicata e viene realizzata mediante un microbisturi lanceolato. L’evoluzione di una cisti epidermoide verso la creazione di un sulcus o di un ponte mucoso porta ad un peggioramento della voce e ad una maggiore difficoltà tecnica dell’intervento di fonochirurgia. Di questo fatto bisogna tenere conto quando viene diagnosticata la presenza di una cisti cordale congenita in un bambino, che provochi una disfonia di tipo grave (G3) o anche moderato (G2) (Arias et Al, 2005). In ogni caso l’asportazione di una lesione cordale congenita deve essere effettuata non prima degli 11 anni di età, quando il legamento vocale completa la sua formazione, iniziata all’età di 4 anni, (Hirano, Sato, 1993). In caso di cisti bilaterale che causi una disfonia grave, la lesione più voluminosa può essere asportata anche all’età di 9 anni. Il trattamento della vergeture (fig. 6) viene effettuato con tecniche fonochirurgiche diverse a seconda della severità della lesione.

Fig. 5: Ponte mucoso della corda vocale (a) e sua exeresi (b)

Fig. 5: Ponte mucoso della corda vocale (a) e sua exeresi (b)

Fig. 6: a,b: Vergeture superficiale (lieve, tipo I)

Fig. 6: a,b: Vergeture superficiale (lieve, tipo I)

 

 

 

 

 

Possiamo avere infatti una lieve solcatura della mucosa, senza aderenza dell’epitelio al legamento vocale (vergeture superficiale) (fig. 6a). In questi casi, che Ford (1999) ha classificato come solcatura cordale di tipo I, non c’è solitamente indicazione alla fonochirurgia, in quanto l’ondulazione della mucosa non è significativamente compromessa. Progredendo nei gradi di severità della vergeture, possiamo trovare (fig.7) una ampia zona di mucosa sottile ed atrofica, con assenza dello spazio di Reinke (strato superficiale della lamina propria) ed aderenza dell’epitelio al legamento vocale (costituito dagli strati intermedio e profondo della lamina propria); il legamento vocale ed il muscolo vocale sono più o meno ipotrofici; la corda vocale è assottigliata ed inarcata (vergeture profonda, moderata, tipo II).

Fig. 7: Vergeture profonda Fig. 8 Vergeture profonda severa (moderata, tipo II) (grave, tipo III)

Fig. 7: Vergeture profonda Fig. 8 Vergeture profonda severa (moderata, tipo II) (grave, tipo III)

Nelle forme bilaterali la fase di chiusura glottica durante la vibrazione fonatoria è caratteristicamente fusiforme, con arresto dell’onda mucosa a livello della lesione.
La presenza di un ispessimento del legamento vocale a livello del bordo inferiore della vergeture profonda e il riscontro di pazienti che presentano una vergeture profonda in una corda e un sulcus profondo nella corda controlaterale ci ha fatto supporre che la vergeture potrebbe essere stata creata dalla “amputazione” (per ischemia) della parte inferiore di un sulcus (Ricci Maccarini et Al, 2009). Nella vergeture profonda è indicata la fonochirurgia.

 

A seconda della gravità dell’aderenza e dell’ipotrofia, eseguiamo una idrodissezione dell’aderenza tra epitelio superficiale e legamento vocale (fig. 8) mediante iniezione di idrocortisone e/o di acido ialuronico nello spazio di Reinke ed un aumento volumetrico della corda vocale mediante iniezione di grasso autologo nel muscolo vocale (Ricci Maccarini et Al, 2005); il grasso viene prelevato mediante liposuzione dal sottocute della regione periombelicale inferiore; a tale scopo viene utilizzato un ago di 14 Gauge di calibro e di 8 cm. di lunghezza, collegato ad una siringa da 10 cc autobloccante. Venti minuti prima del prelievo si infiltra il sottocute con una soluzione di adrenalina e lidocaina. Il grasso viene iniettato nel muscolo vocale, in una quantità doppia rispetto a quella necessaria per risolvere l’ipotrofia cordale, in quanto bisogna prevedere il riassorbimento di parte del grasso iniettato entro i primi 3-4 mesi dall’intervento. Per cercare di ridurre il riassorbimento, il grasso viene precedentemente centrifugato per 3 minuti a 3000 giri,così da separare il tessuto adiposo dal siero e dalle emazie (Coleman,1997); inoltre bisogna sempre evitare il contatto tra il tessuto adiposo e l’aria al fine di prevenire l’ossidazione del grasso: a tale scopo la siringa contenente il grasso prelevato viene inserita direttamente nella centrifuga e successivamente il tessuto adiposo concentrato viene travasato nella siringa di una “pistola” per iniezione intracordale ad alta pressione mediante un raccordo a tre vie. La pistola ad alta pressione viene connessa ad un ago per iniezione intracordale di grasso (fig. 9).

Fig. 9: Trattamento chirurgico della vergeture profonda mediante iniezione intracordale di idrocortisone e/o acido ialuronico nello spazio di Reinke e di grasso nel muscolo vocale.

Fig. 9: Trattamento chirurgico della vergeture profonda mediante iniezione intracordale di idrocortisone e/o acido ialuronico nello spazio di Reinke e di grasso nel muscolo vocale.

Fig.10 Aghi per iniezione di liquidi, collagene, acido ialuronico, grasso

Fig.10 Aghi per iniezione di liquidi, collagene, acido ialuronico, grasso

Nei soggetti molto magri al posto del grasso iniettiamo collagene eterologo (Remacle et Al, 1990) o omologo al di sotto del legamento vocale, mediante l’apposito ago endoscopico (fig. 9).
Il grasso autologo ha tuttavia un grosso vantaggio nei confronti degli altri materiali riassorbibili in quanto possiede cellule staminali che rendono l’impianto vitale e maggiormente durevole nel tempo. Tale intervento può essere eseguito, oltre che in microlaringoscopia diretta in anestesia generale, anche in fibroendoscopia in anestesia locale, come descritto più avanti.
Se questo tipo di intervento non è sufficiente per scollare l’epitelio aderente, impieghiamo la tecnica della “liberazione della mucosa” secondo Bouchayer (1992). Essa prevede (fig.10):

– infiltrazione di vasocostrittore: anche se Marc Bouchayer sconsiglia ogni infiltrazione della corda vocale prima della cordotomia per non alterare i piani anatomici, noi la riteniamo utile sia per ridurre il sanguinamento durante la cordotomia, sia per mettere in evidenza le zone di aderenza dell’epitelio al legamento vocale (o al muscolo vocale se il legamento vocale è assente); si utilizza una soluzione di adrenalina 1/50.000, iniettata mediante un ago molto sottile nello spazio di Reinke, ai fini di un’emostasi e di un’idrodissezione dello strato superficiale della lamina propria e nel muscolo vocale, con effetto di vasocostrizione.

– cordotomia mediante microbisturi lanceolato lateralmente alla lesione (circa 2 mm.)
-scollamento dell’epitelio aderente al legamento vocale mediante microscollatore smusso o (non di rado) mediante microbisturi o microforbici. La “liberazione della mucosa” deve proseguire fino al bordo inferiore della vergeture, costituito dallo “scalino” tra il legamento vocale normale ed il legamento ipotrofico.Terminato lo scollamento dell’epitelio cordale si applica colla di fibrina diluita o acido ialuronico, con lo scopo di favorire il riaccostamento dei margini di incisione dell’epitelio e di creare uno strato di separazione tra epitelio e legamento vocale, al fine di prevenire la formazione di aderenze cicatriziali. In caso di vergeture bilaterale viene scollata la lesione che crea maggiori ostacoli alla vibrazione cordale, rimandando l’intervento sulla corda controlaterale di almeno sei mesi, per facilitare la ripresa fonatoria post-operatoria. Si esegue infine un’iniezione intracordale bilaterale di grasso autologo, per ridurre l’insufficienza glottica.

Fig. 11: a) Coagulazione delle ectasie capillari; b) cordotomia; c) scollamento dell’epitelio aderente; d) riaccostamento dei margini di incisione dell’epitelio

Fig. 11: a) Coagulazione delle ectasie capillari; b) cordotomia; c) scollamento dell’epitelio aderente;
d) riaccostamento dei margini di incisione dell’epitelio

La vergeture profonda severa (tipo III) (fig.9) è caratterizzata da una tenace aderenza dell’epitelio al legamento vocale, che è deiscente o assente; il muscolo vocale è atrofico.
In questi casi trova specifica indicazione la tecnica di Bouchayer associata all’iniezione intracordale di grasso. Si applica uno spesso strato di colla di fibrina sotto l’epitelio scollato, per creare uno strato di separazione con il muscolo vocale, essendo il legamento vocale deiscente o assente. La ripresa della fonazione dopo questi interventi di fonochirurgia è quasi sempre difficoltosa, per la frequente comparsa di una afonia da “conversione”, che ostacola l’impostazione di un corretto “schema fonatorio”. La terapia logopedica, in particolare con la tecnica della “manipolazione laringea” (Ricci Maccarini et Al, 2006, 2009) è di fondamentale importanza per superare questo momento critico nell’iter terapeutico di questi pazienti. Nella vergeture profonda, specie se severa, la vibrazione di tipo marginale crea una voce di tonalità acuta ed in registro di falsetto. Nei bambini in età di muta vocale (specie nei maschi), tale situazione anatomica favorisce l’instaurarsi di una “muta in falsetto”; questo fatto va tenuto in considerazione nell’indicazione alla fonochirurgia.Infine descriviamo il trattamento chirurgico del microdiaframma della commessura glottica anteriore. Si tratta di una sottile membrana che può essere facilmente resecata mediante microforbici o microbisturi; l’incisione deve essere laterale al fine di cercare di evitare la recidiva della lesione. L’utilizzo del laser CO2 con acu-blade rappresenta un’ulteriore garanzia contro la recidiva del microdiaframma. Nei diaframmi commessurali di grandi dimensioni si applica, similmente al trattamento delle sinechie glottiche iatrogene, un batuffolo di cotone imbevuto di Mitomicina-C alla concentrazione di 2 mg/ml, che viene lasciato a contatto con la zona cruentata per 10 minuti. Bisogna ricercare sempre la presenza di questa lesione congenita in caso di noduli cordali la cui genesi è favorita dalla presenza del microdiaframma (Bouchayer e Cornut, 1992); tale lesione determina infatti una fase di chiusura incompleta nel terzo anteriore della glottide, causando un pre-contatto tra terzo anteriore e terzo medio , dove appunto si formano i noduli corsali. Ogni volta che noi operiamo un nodulo, un polipo o altre lesioni acquisite benigne delle corde vocali, dobbiamo sempre ricercare l’eventuale presenza di una lesione congenita associata, nella stessa corda o nella corda controlaterale (cisti epidermoide, sulcus, ponte mucoso, vergeture).
Se non trattiamo anche la lesione congenita “intracordale” la lesione acquisita “extracordale” può recidivare con maggiore probabilità.

LESIONI ACQUISITE BENIGNE DELLE CORDE VOCALI

Il trattamento delle lesioni acquisite benigne delle corde vocali rappresenta un’indicazione elettiva per la micro-fonochirurgia con strumentazione “fredda”(Casolino e Ricci Maccarini, 1997). Molte di queste lesioni possono tuttavia essere efficacemente trattate anche con micro-fonochirurgia con laser CO2 (Peretti et Al, 1997) e con la tecnica fibroendoscopica (Diaz et Al, 1999, De Rossi et Al. ,2009).       I noduli e i polipi cordali vengono afferrati con una pinza a cuore e trazionati medialmente. Si evidenzia in questo modo la base di impianto: se la neoformazione è piccola può essere asportata mediante microforbici con un unico taglio, ma se la lesione è voluminosa e/o se la base di impianto è larga, conviene procedere con più sezioni (fig. 12), dalla faccia superiore a quella inferiore, evitando in ogni caso manovre di strappamento, che possono produrre linee di sezione non corrette. I polipi molto voluminosi devono essere trattati con la tecnica utilizzata nell’edema di Reinke (vedi più avanti), al fine di evitare di lasciare un’ampia zona di legamento vocale scoperta, situazione che può causare la formazione di una cicatrice iatrogena. Nell’asportazione di lesioni del bordo libero delle corde vocali bisogna sempre rispettare i principi canonici della microchirurgia laringea:

–  non ledere il legamento vocale

–  non asportare l’epitelio in prossimità della commessura glottica anteriore (per evitare la

formazione di una sinechia)

–  cercare (quando possibile) di lasciare epitelizzato il bordo libero della corda vocale.

Fig. 12: Trattamento microchirurgico del polipo cordale

Fig. 12: Trattamento microchirurgico del polipo

  1. I noduli cordali si asportano contemporaneamente così come le eventuali lesioni occulte rilevate all’esplorazione cordale, come ad esempio un microdiaframma della commessura glottica anteriore. A tale riguardo è importante sottolineare che la possibile presenza di lesioni cordali “occulte” ed il loro eventuale trattamento contemporaneo alle lesioni manifeste, devono essere segnalati nel consenso informato pre-operatorio.Viene raccomandato il riposo vocale post-operatorio per una settimana, evitando i colpi di tosse, il raschio, gli sforzi muscolari, per il pericolo di rotture capillari. In alcuni casi di polipo cordale è utile un trattamento logopedico post-operatorio, mentre in tutti i casi di noduli cordali è indispensabile la rieducazione logopedica sia pre che post-operatoria. Il trattamento chirurgico più diffuso dell’ edema di Reinke è ancora (purtroppo) lo “stripping” o “decorticazione” della corda vocale, ma questa metodica non ha in sé le caratteristiche che deve possedere quella che si può definire come “chirurgia funzionale delle corde vocali”, in quanto non di rado porta alla formazione di cicatrici cordali iatrogene, allunga i tempi della guarigione anatomica e ritarda il recupero fonatorio. La tecnica più funzionale e quindi da preferire è la cosiddetta “sucking technique”, proposta inizialmente da Hirano (1988) e perfezionata da Bouchayer (1992), con il “lifting della mucosa cordale”. Quest’ultima è la tecnica che noi adottiamo e consiste nei seguenti tempi chirurgici:
    – si afferra il bordo libero della corda vocale con una micropinza triangolare o “coccodrillo” e si procede alla cordotomia mediante un microbisturi lanceolato; l’incisione dell’epitelio cordale viene eseguita in prossimità del ventricolo laringeo e si estende per tutta la lunghezza della corda, dall’estremità anteriore dell’apofisi vocale fino a giungere in prossimità della commessura glottica anteriore, da cui in ogni caso bisogna tenersi a debita distanza ( 3 mm., per evitare la formazione di sinechia della commessura). Attraverso la breccia operatoria viene rimosso il mixedema contenuto nello spazio di Reinke mediante un microaspiratore con suzione a bassa intensità. Eventuali residui possono essere distaccati mediante uno scollatore smusso o un piccolo batuffolo di cotone montato su una pinza “coccodrillo”, con un’azione di “spremitura” del gel mucoso (fig. 21). Nei casi di edema di Reinke inveterato e di consistenza particolarmente solida, bisogna porre molta attenzione nell’asportazione del mixedema, in quanto la degenerazione pseudo-mixomatosa può interessare, oltre lo strato superficiale della lamina propria (spazio di Reinke), anche lo strato intermedio e (raramente) profondo. Questi ultimi compongono il legamento vocale, per cui la loro asportazione anche parziale provoca un grave danno alla funzione vibratoria della corda vocale. A questo punto con le microforbici si procede alla resezione dell’epitelio in eccesso e infine si riaccollano i due margini di incisione dell’epitelio, utilizzando colla di fibrina diluita.
Fig. 13: a) Cordotomia; b) aspirazione del mixedema; c) resezione dell’epitelio in eccesso; d) applicazione di colla di fibrina; e) riaccostamento dei margini di incisione

Fig. 13: a) Cordotomia; b) aspirazione del mixedema; c) resezione dell’epitelio in eccesso; d)
applicazione di colla di fibrina; e) riaccostamento dei margini di incisione

Le corde vocali possono essere trattate contemporaneamente (contrariamente alla tecnica dello “stripping”), fatta eccezione per quei casi in cui c’è la necessità di giungere in stretta vicinanza della commessura glottica anteriore e/o sono presenti aree di epitelio cordale leucoplasico, che devono essere asportate e sottoposte ad esame istologico; in tali casi, per evitare la formazione di sinechie commisurali o di cicatrici cordali, l’intervento va condotto in due tempi, a distanza di almeno tre mesi uno dall’altro . Anche in questo caso sono utili sia il riposo vocale che la terapia logopedica post-operatoria.
Il trattamento delle cicatrici cordali (nella maggior parte dei casi iatrogene) è uno dei problemi più difficili che il fonochirurgo si trova ad affrontare, o forse il più difficile, come ha affermato Isshiki (1989).
L’obiettivo principale da raggiungere è il ripristino di un epitelio cordale elastico e di uno strato superficiale della lamina propria che possa permettere lo scorrimento dell’epitelio cordale sugli strati intermedio e profondo della lamina propria (che costituiscono il legamento vocale).
Altro fattore determinante per la generazione dell’onda mucosa glottica è una fase di chiusura glottica completa durante la vibrazione fonatoria. La riduzione dell’insufficienza glottica può essere ottenuta sia mediante chirurgia della struttura laringea (tiroplastica) (Isshiki, 1980), sia mediante iniezioni o impianti intracordali, mentre il ripristino dello strato superficiale della lamina propria può essere ottenuto solo con tecniche fonochirurgiche endoscopiche.

A seconda della severità della lesione, lo scollamento dell’epitelio dal legamento vocale può essere ottenuto mediante diverse tecniche fonochirurgiche. Nei casi di lievi aderenze cicatriziali può essere sufficiente una iniezione di idrocortisone al di sotto dell’epitelio cordale, con un’idrodissezione dello spazio di Reinke. Tale procedura è identica a quella che viene impiegata nella vergeture superficiale. In caso di ipotrofia del muscolo vocale, come si verifica nella maggior parte dei casi di cicatrice cordale iatrogena, si associa una iniezione intracordale di grasso autologo o, in soggetti molto magri, di collagene.

Tale intervento può essere eseguito sia mediante micro-fonochirurgia in anestesia generale, sia mediante fonochirurgia fibroendoscopica in anestesia locale (Ricci Maccarini et Al, 2005).
Nei casi in cui l’idrodissezione non riesca ad ottenere lo scollamento dell’epitelio (cicatrici cordali di grado moderato), la “liberazione della mucosa” può essere ottenuta mediante la tecnica microchirurgica di Bouchayer (1992).

Tale tecnica è identica a quella che viene impiegata nel trattamento della vergeture profonda, precedentemente descritta (fig.19).
Se il legamento vocale è deiscente o assente, bisogna cercare di creare un maggiore strato di separazione tra epitelio e muscolo, mediante applicazione di colla di fibrina poco diluita (50%) nella tasca che si viene a realizzare dopo lo scollamento dell’epitelio dal muscolo vocale. I casi di cicatrice cordale severa sono solitamente conseguenti ad interventi di cordectomia di tipo III (transmuscolare) o IV (sottopericondrale) (Remacle et Al,2000), mentre la cordectomia di tipo I (subepiteliale) o II (subligamentosa) possono provocare cicatrici di grado lieve o moderato.
Nel tipo III (transmuscolare) può essere sufficiente la riduzione dell’insufficienza glottica mediante iniezione intracordale di materiali riassorbibili come il grasso autologo, il collagene o l’acido ialuronico, eseguibili anche in fibroendoscopia, o di materiali non riassorbibili come il polidimetilsilossano (Vox Implants). L’iniezione intracordale di grasso autologo può essere effettuata anche contestualmente alla cordectomia di tipo III; tale procedura garantisce il recupero immediato della competenza glottica e non interferisce con il follow-up oncologico, in quanto il grasso è radiotrasparente e aumenta solo le dimensioni dello spazio paraglottico. Nel tipo IV o V (tipo IV con resezione anche della falsa corda o altro tessuto laringeo) la riduzione dell’ampia insufficienza glottica può essere realizzata con tecniche esterne come la tiroplastica di tipo I con Gore-Tex (Zeitels et Al, 2000) o con tecniche endoscopiche, come l’iniezione di Vox Implants (Bergamini, et Al. 2005) o gli impianti endolaringei di cartilagine autologa, proposti da Glanz (Glanz, 2005). Il nostro protocollo di trattamento prevede in questi casi un iniziale approccio endoscopico mediante iniezione di collagene o di Vox Implants nella neocorda cicatriziale e l’iniezione di grasso nella corda controlaterale, eseguita in microlaringoscopia diretta. Nella neocorda non è possibile iniettare il grasso autologo poiché nel tessuto cicatriziale viene a mancare l’apporto vascolare indispensabile per la sopravvivenza degli adipociti . Nei casi in cui tale intervento non riesca a ridurre l’insufficienza glottica in modo soddisfacente, eseguiamo un intervento combinato di tiroplastica con impianto di Gore-Tex associato ad un’iniezione di grasso nella corda controlaterale in fibroendoscopia (Ricci Maccarini et Al, 2005). L’intervento viene eseguito in anestesia locale, in modo da avere un controllo diretto dell’entità della riduzione dell’insufficienza glottica mediante fibrolaringostroboscopia. Trattamento della monoplegia laringea mediante laringoplastica iniettiva
Nelle monoplegie laringeee la fonochirurgia viene proposta quando la terapia logopedica non riesce a migliorare sufficientemente la chiusura glottica durante la vibrazione fonatoria, mediante una iperadduzione della corda mobile controlaterale. Tale evenienza riguarda i casi in cui la corda si sia fissata (per paralisi ricorrenziale e/o per anchilosi dell’articolazione crico-aritenoidea) in una posizione laterale o intermedia. Nei casi di corda in posizione paramediana la terapia logopedica è quasi sempre in grado di risolvere il problema vocale; il problema della voce non sussiste nei rari casi di paralisi in posizione mediana. La scelta tra laringoplastica per via esterna e laringoplastica iniettiva per via endoscopica non dipende dalla posizione della corda fissa, ma dall’epoca di insorgenza della monoplegia laringea e dalle esigenze del paziente. La laringoplastica di medializzazione cordale per via esterna viene proposta a distanza di almeno un anno dalla comparsa della paralisi cordale (o nel caso in cui il nervo ricorrente sia stato sicuramente sezionato) e nei pazienti che desiderano un risultato stabile nel tempo. La medializzazione cordale mediante laringoplastica iniettiva può essere effettuata anche poco tempo dopo la comparsa della paralisi, se la terapia logopedica non riesce a ridurre sufficientemente la disfonia (e soprattutto la fatica fonatoria), in particolare nei professionisti della voce.

In questi casi per l’iniezione intracordale vengono utilizzati materiali riassorbibili costituiti dal grasso autologo o dal collagene (nei soggetti molto magri); in caso di ripresa della motilità della corda vocale, il materiale iniettato non crea problemi per la vibrazione glottica, migliorando al contrario l’ipotrofia del muscolo vocale che è sempre presente in questi casi. Per l’iniezione intracordale di grasso autologo (o di collagene) nella monoplegia laringea può essere utilizzata la tecnica fibroendoscopica o la tecnica microlaringoscopica. E’ preferibile impiegare la tecnica fibroendoscopica, poiché eseguita in anestesia locale (in day surgery) e permette il controllo intraoperatorio degli effetti della medializzazione cordale sulla chiusura glottica. La laringostroboscopia intraoperatoria può indicare la necessità di un’ulteriore iniezione nella stessa corda o anche nella corda controlaterale (se quest’ultima è ipotrofica). Il punto di iniezione principale è nel terzo posteriore della corda fissa, lateralmente al processo vocale dell’aritenoide, in modo che quest’ultimo ruoti medialmente e che il materiale si diffonda verso la parte antero-laterale della corda (fig.14, punto 1). Per ottenere un’efficace rotazione mediale del processo vocale, quest’ultimo viene spinto verso la linea mediana dall’ago endoscopico durante l’iniezione intracordale (sia in fibroendoscopia che in microlaringoscopia). Se permane un inarcamento della corda vocale, si esegue una seconda iniezione nel terzo medio, tra la corda e il pavimento del ventricolo laringeo (fig.23, punto 2). Tale punto di iniezione viene utilizzato anche nelle ipotrofie cordali, spesso associate a vergeture o a cicatrici (come descritto precedentemente).

Fig. 14: Punti di iniezione intracordale nella laringoplastica iniettiva

Fig. 14: Punti di iniezione intracordale nella laringoplastica iniettiva

Il grasso autologo e il collagene ( il più utilizzato è di origine bovina) si riassorbono in una percentuale che va dal 30 al 50%, per cui è necessario iniettare una quantità di materiale in eccesso (generalmente doppia) rispetto a quella richiesta per una medializzazione cordale completa.
Nei casi in cui si verifichi un riassorbimento eccessivo del grasso a distanza di alcuni mesi dall’iniezione, proponiamo una seconda iniezione di grasso (che solitamente risolve definitivamente il problema), l’iniezione di un materiale non riassorbibile (Vox Implants) o la laringoplastica per via esterna con protesi di Montgomery.

L’iniezione di un materiale non riassorbibile (così come la laringoplastica per via esterna), può essere effettuata a distanza di un anno dalla comparsa della paralisi. Il materiale per iniezione intracordale non riassorbibile che attualmente viene maggiormente utilizzato è il polidimetilsilossano (Vox Implants) (Bergamini et Al, 2005).

I vantaggi del suo utilizzo sono rappresentati dalla stabilità nel tempo dei risultati, dalla non necessità di ipercorrezione e dalla velocità di esecuzione. Gli svantaggi sono costituiti dalla necessità dell’anestesia generale (per una massima precisione dell’intervento e la prevenzione dell’eventuale caduta di materiale nelle vie aeree inferiori, garantita dal tubo cuffiato), dalla possibilità di irrigidimento della corda con riduzione dell’ondulazione della mucosa (se il materiale non è stato iniettato sufficientemente in profondità), dal rischio di dislocazione del materiale a distanza di tempo dall’iniezione, dalla possibilità (remota) di reazioni tardive da corpo estraneo e dal costo del materiale (sovrapponibile a quello di una protesi di Montgomery per laringoplastica di medializzazione).

L’iniezione del Vox Implants va effettuata nel terzo posteriore della corda, nella parte profonda del muscolo vocale, a ridosso della cartilagine tiroide.

Fonochirurgia della struttura laringea

Questa tecnica fonochirurgica comprende una serie di procedure che sono finalizzate a correggere la posizione e/o lo stato di tensione delle corde vocali senza intervenire direttamente sulle corde vocali stesse. Essa viene di norma eseguita in anestesia locale, permettendo il controllo intraoperatorio delle variazioni della voce e, mediante la fibrolaringostroboscopia, delle variazioni anatomo-funzionali della glottide.

Isshiki (1974) ideatore di questa branca della fonochirurgia, ha codificato quattro varianti della procedura, che denominò “tiroplastica”:

–  Tiroplastica di tipo I: tiroplastica di medializzazione cordale

–  Tiroplastica di tipo II: tiroplastica di lateralizzazione cordale

–  Tiroplastica di tipo III: tiroplastica di detensione cordale

–  Tiroplastica di tipo IV: tiroplastica di tensionamento cordale
Isshiki stesso inoltre propose il termine di chirurgia della struttura laringea volendo con ciò indicare l’intero gruppo di procedure fonochirurgiche in grado di determinare modificazioni della laringe con interventi diretti non solo sulla cartilagine tiroide ma anche sulla cricoide e sulle aritenoidi (Isshiki, 1980, 1989, 2000).
La chirurgia strutturale laringea ha avuto un grande sviluppo negli Stati Uniti ad opera soprattutto di Koufman (1986) e Tucker (1985) che hanno introdotto il termine di laringoplastica.
Il diffondersi di queste tecniche e l’introduzione di varianti, come ad esempio ad opera di Montgomery (1993,1997) e di Mahieu (1996,1997) ha portato alla comparsa di nuovi termini che in alcuni casi possono avere generato confusione. Allo scopo di riunire tutti gli interventi e tutte le denominazioni che si sono aggiunte nel tempo, Friedrich e Coll.(2001), hanno recentemente proposto una revisione della classificazione e della nomenclatura della chirurgia strutturale laringea per conto della Commissione Fonochirurgica della Società Europea di Laringologia. Anch’essi hanno mantenuto 4 categorie:

–  Laringoplastica di approssimazione, per correggere una insufficienza glottica

–  Laringoplastica di espansione, per correggere una iperadduzione cordale

–  Laringoplastica di rilassamento, in caso di tensioni patologiche delle corde vocali o per voci con tonalità marcatamente acuta

–  Laringoplastica di tensione, per correggere lassità patologiche delle corde vocali o tonalità vocali marcatamente basse.
La tiroplastica o “laringoplastica per via esterna” che viene più frequentemente eseguita è la laringoplastica di medializzazione cordale (tiroplastica di tipo I e trova indicazione nel trattamento della monoplegia laringea e negli esiti di cordectomia totale. L’altro tipo di laringoplastica che viene eseguito con una certa frequenza è l’approssimazione crico-tiroidea (tiroplastica di tipo IV), che trova indicazione soprattutto nella elevazione della tonalità della voce nei transessuali. Gli altri due tipi di tiroplastica non vengono praticamente mai eseguiti in Italia. Descriveremo quindi la laringoplastica di medializzazione cordale e l’approssimazione crico-tiroidea.

LARINGOPLASTICA DI MEDIALIZZAZIONE CORDALE

L’intervento consiste nel realizzare una finestra nello scudo tiroideo attraverso la quale possa essere introdotto un impianto di silicone, titanio o Gore-Tex, che medializza la corda vocale paralizzata. La tecnica originale di Isshiki (1980) prevede l’impianto di una protesi in silicone che viene intagliata dal chirurgo ed inserita in una finestra realizzata nella cartilagine tiroide (fig 15). La protesi è sagomata a cuneo, con una parte esterna che corrisponde alla finestra nella cartilagine ed una ala posteriore che medializza il processo vocale dell’aritenoide. Una volta inserita nella laringe, la protesi viene suturata alla cartilagine tiroide.

Fig.15 Tiroplastica di tipo I secondo Isshiki

Fig.15 Tiroplastica di tipo I secondo Isshiki

 

Nel 1993 Montgomery e Coll. hanno proposto un diverso tipo di impianto che, a differenza del silicone scolpito a mano, è in Sylastic già preformato e consente di accelerare i tempi e di ottimizzare i risultati.
A differenza della tecnica di Isshiki, la finestra cartilaginea viene asportata e il pericondrio interno viene inciso (fig. 16). Il chirurgo può scegliere tra 5 tipi di protesi (5 maschili e 5 femminili) che si differenziano per le dimensioni della parte interna atta a medializzare la corda, mentre la parte esterna che si inserisce nella finestra cartilaginea è standard:

Fig.16 Laringoplastica di medializzazione cordale secondo Montgomery

Fig.16 Laringoplastica di medializzazione cordale secondo Montgomery

Al posto dell’impianto in silicone può essere utilizzato un impianto preformato in titanio, come proposto da Friedrich (2001) o un impianto costituito da una striscia di Gore-Tex, usualmente impiegata in chirurgia vascolare (fig17). Questa tecnica, proposta da Zeitels (2000) è particolarmente indicata negli esiti di cordectomia totale, in cui la mucosa della neocorda è fragile e necessita una medializzazione graduale e delicata.

LARINGOPLASTICA DI TENSIONAMENTO CORDALE

L’intervento maggiormente eseguito è l’approssimazione crico-tiroidea secondo Isshiki (1980) che consiste nel suturare la cartilagine cricoide alla cartilagine tiroide, simulando una contrazione massima del muscolo crico-tiroideo che tende le corde vocali elevando la tonalità della voce (fig. 18)

Fig.17 Laringoplastica di medializzazione cordale secondo Zeitels

Fig.17 Laringoplastica di medializzazione cordale secondo Zeitels

Fig.18 Approssimazione crico-tiroidea secondo Isshiki

Fig.18 Approssimazione crico-tiroidea secondo Isshiki

Fonochirurgia fibroendoscopica

Questa tecnica fonochirurgica è stata proposta dal gruppo CELF di Santander (Spagna) (Diaz et Al, 1999) e sviluppata in Italia da De Rossi e Ricci Maccarini (2009). Come la laringoplastica per via esterna viene eseguita in anestesia locale, permettendo il controllo intraoperatorio dei risultati dell’intervento mediante la fibrolaringostroboscopia (De Rossi et Al, 2008). Viene utilizzato un fibroscopio operativo corto (23 cm.), all’interno del quale vengono inseriti strumenti endoscopici come pinze, forbici e aghi (fig. 19).

 

Le principali indicazioni della fonochirurgia fibroendoscopica sono:

–  la laringoplastica e la faringoplastica iniettiva

–  l’iniezione di tossina botulinica nelle corde vocali

–  l’iniezione di cidofovir nella laringe

–  l’asportazione di polipi cordali peduncolati

–  l’asportazione di neoformazioni laringee con laser a diodi

–  l’asportazione o la biopsia di lesioni laringee nei casi in cui la laringosospensione in anestesia generale è controindicata
La laringoplastica iniettiva in fibroendoscopia ha il vantaggio, nei confronti della procedura inmicrolaringoscopia, di permettere la valutazione intraoperatoria dei risultati sul piano anatomico ed acustico dell’aumento volumetrico della zona iniettata. Con questa tecnica tuttavia si possono iniettare solo materiali riassorbibili come il grasso, il collagene e l’acido ialuronico, mentre per l’iniezione di materiali non riassorbibili come il polidimetilsilossano (Vox Implants) è necessario impiegare la tecnica microlaringoscopica in anestesia generale, che garantisce una maggior precisione nell’iniezione (corde immobili e deglutizione assente) ed un facile recupero del materiale eventualmente fuoriuscito dalla sede di iniezione.La laringoplastica iniettiva con grasso autologo in fibroendoscopia (Borragan et Al., 2002; ricci Maccarini et Al. 2005) rappresenta per noi la procedura di prima scelta nel trattamento della monoplegia laringea e della ipotrofia cordale; i punti di iniezione sono identici a quelli utilizzati nella micro-fonochirurgia. Si utilizza un’ago endoscopico di 23 Gauge ed una pistola ad alta pressione (fig.20).

Fig. 19 Strumentazione per fonochirurgia fibroendoscopica. Dall’alto in basso: fonte di luce stroboscopica, fibroendoscopio operativo, pinze e forbici endoscopiche, ago endoscopico.

Fig. 19 Strumentazione per fonochirurgia fibroendoscopica. Dall’alto in basso: fonte di luce stroboscopica, fibroendoscopio operativo, pinze e forbici endoscopiche, ago endoscopico.

Fig. 20: Siringa in policarbonato contenente grasso autologo, inserita in una pistola ad alta pressione e collegata ad un ago endoscopico di 23 Gauge, protetto da un catetere (per evitare danni al fibroscopio operativo).

Fig. 20: Siringa in policarbonato contenente grasso autologo, inserita in una pistola ad alta pressione e collegata ad un ago endoscopico di 23 Gauge, protetto da un catetere (per evitare danni al fibroscopio operativo).

La faringoplastica iniettiva con grasso autologo in fibroendoscopia è per noi la procedura di prima scelta nel trattamento dell’insufficienza velo-faringea; i punti di iniezione sono la plica di Passavant nella parete posteriore della faringe a livello dello sfintere velo-faringeo e (raramente) la parete posteriore del palato molle.L’iniezione fibroendoscopica di tossina botulinica per il trattamento della disfonia spasmodica, ha il vantaggio, nei confronti della procedura per via trans-cutanea attraverso la membrana crico- tiroidea, di potere vedere esattamente il punto di iniezione nella corda vocale (di norma il terzo medio del muscolo vocale); viene impiegato un ago-elettrodo che permette l’effettuazione dell’elettromiografia laringea e l’iniezione di tossina botulinica.L’iniezione fibroendoscopica di cidofovir nella laringe per il trattamento e la prevenzione delle recidive di papillomatosi laringea, se effettuata in fibroendoscopia, permette di evitare un ulteriore ricorso all’anestesia generale. L’asportazione di polipi cordali in fibroendoscopia è una procedura relativamente semplice se la neoformazione cordale è peduncolata: si inietta mediante un ago endoscopico di 25 Gauge adrenalina diluita e lidocaina nella base di impianto della lesione, si seziona parzialmente il peduncolo e si asporta il polipo con le pinze endoscopiche. Per il trattamento di neoformazioni laringee con il laser a diodi ( papillomi, granulomi…) si utilizza una fibra ottica che viene inserita nel canale operativo del fibroscopio e messa in contatto con la lesione. Nei casi in cui la tecnica in laringosospensione è controindicata per motivi anatomici o di salute generale la tecnica fibroendoscopica può essere utilizzata sia per effettuare ampie biopsie di lesioni sospette (mediante forbici e pinze) sia per asportare lesioni che di norma rappresentano una indicazione elettiva per la micro-fonochirurgia, come i noduli e le cisti cordali. In questo caso è necessaria una notevole esperienza ed abilità da parte dell’operatore.

Tratta da: Da “Clinica della Voce, riconoscere e curare i disturbi della fonazione” Collana “Quadri”, Edizioni Libreria Cortina, Torino 2009.TECNICHE DI FONOCHIRURGIA Andrea Ricci Maccarini*, Massimo Magnani*, Flavio Pieri*, Marco Stacchini*, Giovanni De Rossi**, Delfo Casolino**

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